Le Interviste
1) Che cosa
significa per te il termine "disabilità"?
2) In che modo
il giudizio delle persone influisce sulla tua vita?
3) Cosa pensi
si possa fare per combattere, o quantomeno ridurre, i pregiudizi?
In particolare, rivolgendoci ai genitori la seconda domanda è stata posta anche a loro e allo stesso modo anche gli operatori (assistenti, educatori e professionisti della relazione d'aiuto) hanno avuto modo di rispondere al quesito in merito al come il giudizio degli altri influisca sulla vita dei ragazzi che seguono.
Come abbiamo trovato i soggetti ai quali sottoporre le nostre domande?
Ciascuna di noi attraverso conoscenze dirette o indirette, esperienze vissute o altro ancora ha lanciato un appello al quale generosamente hanno risposto molti soggetti.
Vi presento la prima di queste indagini che ho deciso di condurre utilizzando il social media Facebook; faccio parte di due gruppi che si impegnano per la promozione, la sensibilizzazione e la condivisione di storie, esperienze e vissuti di persone che ogni giorno lottano per conquistarsi poco a poco quell'autonomia e indipendenza verso la quale noi tutti, disabili e non, tendiamo.
Il primo gruppo si chiama Ictus informa e il secondo Giovani adulti #fightthestroke: i fondatori e coloro che ne fanno parte (come me) hanno in comune l'esperienza diretta o indiretta (anche i familiari o parenti possono far parte di gruppi come questi) di una paresi o emiparesi congenite o causate da incidenti o altro.
Senza indugiare oltre eccovi alcune risposte particolarmente significative:
"Non riuscire lì dove altri riescono (nel senso di non
avere la possibilità/la capacità di fare una determinata cosa)"
"Disabilità, letteralmente significa non abilità, per me invece diversa abilità"
"Capacità di fare le cose in modo diverso"
"Ha molto effetto sull'ansia, una sorta di ansia da prestazione, ovvero quello che le persone possano pensare di te una volta notata la disabilità"
"Dipende sempre dallo spessore morale e culturale di chi dà un giudizio"
"Oggi, il giudizio di chiunque sulla mia disabilità, influisce zero. La mia emiparesi non è sottoponibile a giudizio, non mi sarebbe di alcun aiuto"
"Inizialmente era un mio chiodo fisso credere che gli altri
mi compatissero. Dopo un po' di tempo mi sono resa conto che la gente
intelligente ha altro a cui pensare e gli stupidi... Rimangono tali"
"Essendo un estroverso cerco sempre
un rapporto normale e tranquillo con la gente e funziona!"
"Bisognerebbe agevolare la vita il più possibile alle persone
con disabilità sia dentro che fuori casa (abbattimento delle barriere
architettoniche, trasporti facilitati) altrimenti si rischia la ghettizzazione
e l’esclusione della vita sociale"
"I pregiudizi si contrastano con l'esperienza. Lega un braccio dietro la schiena del pregiudicante e chiedigli di legarsi le scarpe. Bendalo e chiedigli di traversare la strada. Mettigli un paio di cuffie con la musica a palla e poi comincia a parlargli fitto fitto"
"Secondo me si può fare moltissimo, soprattutto parlare e cercare di dimostrare che la disabilità è fa parte della vita come molte altre cose, importantissimo è il lavoro che, soprattutto negli ultimi anni, stanno facendo gli attivisti del settore"
"Confido nelle generazioni più giovani, sono sicura (ci
voglio credere) che hanno una più grande visione"
Intervista ad un operatore che si occupa di Atletica con i ragazzi autistici e asperger
1) Che cosa significa per te il termine "disabilità"?
Per me termine disabilità indica una tra le risorse a disposizione di fragilità dovuta ad un gap tra le risorse a disposizione di una persona e le resistenze ambientali. Spesso a mio parere, la percezione di fragilità viene ridotta attraverso una
2) In che modo il giudizio delle persone influisce sulla tua vita?
Influisce nella misura in cui preclude la possibilità di accesso alle opportunità sociali,
3) Cosa pensi si possa fare per combattere, o quantomeno ridurre, i pregiudizi?
_________________________________________________________________________________
"Partire da sé stessi, accettarsi come si è e capire perché si è così. Trovare un punto di forza, trovare una leva per cui raggirare l'ostacolo, che in questo caso è la disabilità, e trovare una via per il successo, una via per stare bene, per essere sé stessi. Bisogna partire dall'accettazione di sé stessi, dalla consapevolezza della propria situazione. [...] Se io sto bene con me stesso, sono consapevole di come sono, il giudizio di un'altra persona non mi tocca, capisco che la persona sbagliata è l'altra e non sono io."
Valerio Di Cocco
Ecco qui pubblicata la video-intervista fatta a Ilaria Di Ruzza, nata con una malattia genetica denominata atrofia muscolare spinale.
Video ridotto
Video integrale
Commenti